6 giorni fa
martedì 8 giugno 2010
MIAMI 2010
Ringraziamo tutti quelli che erano sotto il palco a cantare e dimenarsi.
E' stata una bellissima serata, molto divertente.
Adesso ci aspettano Torino e San Casciano. O meglio, noi aspettiamo loro, ma speriamo ci sia reciprocità in questa attesa.
Nel frattempo, siamo in sala a preparare i set minimali per le FNAC: è sempre interessante ridurre all'osso le canzoni.
ps ci è gradita l'occasione per ringraziare, fra gli altri, i Totò Zingaro che ci hanno omaggiato del loro vinile, le due fantastiche professoressine che ci hanno regalato un un libro di Cavazzoni e la piccola Alice che conosce le nostre canzoni a memoria
venerdì 14 maggio 2010
Perturbazione - Del nostro tempo rubato
Io amo i Perturbazione. Potrei finirla quì, perché il resto sono discorsi, perché mi manca la retorica dei recensori, perché mi manca la canaglieria delle metafore impressioniste.
Però vorrei dire perché li amo, ancora una volta, sgombrando subito il campo dai debiti di gratitudine.
Ho infatti un debito di gratitudine verso di loro: quando ho toccato il fondo, quando vivevo da schifo, dimentico di tutto e dimenticato da tutto, loro si sono ricordati dei Virginiana Miller e mi hanno invitato alle Città viste dal Basso. Fosse solo questo, però, basterebbe un sms: "grazie, a presto".
Invece siamo qui a parlare di un disco, il loro nuovo disco. Certo, loro non sono gente qualunque. "Loro" sono quelli che tengo per fratelli. Perché quando ascolto un disco dei Perturbazione non penso neanche che l'abbia fatto un altro: l'hanno fatto "loro", i miei fratelli. Quindi è anche roba mia.
"Come potrebbe mai non essere così"? "Persino il rock ti scava rughe sulla faccia": è vero. Per chi non se ne fosse accorto, è un lavoro duro. E' dura barcamenarsi nella buona coscienza di non averti mai preso in giro, di non averti impestato l'anima di canzoni "previously unreleased". Per cosa poi?
Per trovarsi ogni volta a fare un trasloco: da una casa all'altra, da un locale all'altro, carica e scarica il furgone. Da un'etichetta all'altra, da un promoter all'altro. E ogni volta, come questa volta, quello che si porta a casa non è il 'successo', che è una roba che serve ai cantanti, a quelli che hanno la fortuna di vivere nel racket di un narcisismo primitivo.
No. Ogni volta si tratta di riportare a casa una briciola di verità estetica: un lavoro da formiche. E quel che non si riesce a far passare, di questa fatica, è quello che ti rimane appiccicato addosso, l'amaro che si mastica.
Io faccio parte della minoranza non tatuata, non avendo ancora trovato qualcosa che voglia portarmi addosso per la vita.
Ma se mi puntassero l'ago al braccio, in questo momento, non avrei dubbi, una frase ce l'avrei: "non è la fatica, è lo spreco che mi fa imbestialire".
Questa verità, semplice come ogni verità, diretta come uno schiaffo, racchiude forse tutta l'arte dei Perturbazione. Una cosa che loro sanno fare, meglio di chiunque altro, è proprio questa: parlare di te come se ti conoscessero. Parlano del lavoro, e il lavoro di cui parlano è il tuo lavoro. Parlano d'amore e quello di cui parlano ti è capitato o ti capiterà.
Non troverete mai in una canzone dei Perturbazione alcuna menzogna romantica. E quando quel famoso qualcuno 'che dice io' soffre, in una canzone dei Perturbazione, non lo sbandiera mai in modo titanico, iperbolico, compiaciuto. Non è mai sotto gli spot del teatro. Lo fa come lo faremmo tu ed io, quando nessuno ci vede. Quando qualcuno ride, ride di quello di cui rideremmo tu ed io. Nel modo in cui lo faremmo noi.
Vediamo al TG un servizio sull'assemblea di Confindustria, sentiamo le dichiarazioni. Le grandi prediche (perché questo è un tempo di grandi prediche e di nessuna sostanza), cui si vorrebbe rispondere: "competa Montezemolo, con tutti gli occhi a mandorla". Sono settenari sdruccioli, è una filastrocca da bambini. Cantata da TOmmaso, che di un bambino ha gli occhi e lo sguardo. E non puoi non dargli ragione, non puoi non pensare che a Montezemolo quella cosa avresti voluto dirgliela tu. Avremmo voluto dirgliela tutti: "competere per chi non se lo merita"? Non ti pare di averci preso per il culo abbastanza?
Da domani credo e spero che in molti parleranno del nuovo disco dei Perturbazione. Io voglio dire intanto che di questo disco ne ho ragionato a lungo con Gigi, a Tornetti, un paesino sperduto sui monti sopra Torino. Un non-luogo tutto in salita, una manciata di casette di legno.
A Tornetti la notte non è come giù in città. Se ci sono le nuvole, la notte è densa e fa paura. Ma se ci sono le stelle, invece, è anche peggio, perché diventi nulla.
Allora Il capolavoro di questo disco sia,per me,la traccia nove: "Primo".
"Primo non avrai altro Dio che le tenebre da attraversare nella nota stonata di tromba delle scale".
Questo Golgota che ci tocca da povericristi, questo cammino difficile in cui si deve pur trovare fiato per dire le cose importanti con leggerezza e compassione. Questa salita che ci trova tutti inadeguati e impreparati, dove poche cose ti scampano all'affanno: alcune canzoni, qualche bella domenica passata con qualcuno che sapeva cosa fosse domenica. La mano sulla spalla di un amico.
Il nostro tempo rubato diviene allora ciò che, a nostra volta, siamo riusciti a rubare al tempo.
Godetene, vi prego, che poi si fa tardi.
(Simone)
mercoledì 12 maggio 2010
sabato 10 aprile 2010
lunedì 22 marzo 2010
stanchi ma felici
Stanchi ma felici, dopo una settimana di impegni.
Mercoledì siamo stati (c'era solo Simone, ma il plurale è di modestia, sia chiaro) al Simposio, in San Lorenzo, ospiti di Raffaele Mozzillo. Abbiamo raccontato qualcosa del disco nuovo.
Giovedi giornata di radio romane. Venerdì, il concerto al Circolo. Dobbiamo dire due cose: la prima è grazie. La seconda è grazie, di nuovo.
Del concerto ci sono molte foto in giro. Innanzitutto quelle del grande Simone Cecchetti. Ne potete vedere qualcuna sul suo blog. E poi ci sono questi nuovi cellulari che fanno tutto, fotografie, videoriprese, social networking... Questi cosi per cui Tonino Guerra, dopo averci minato la gioventù con i tristissimi dialoghi dei film di Antonioni, chiamava il suo amico invitandolo all'ottimismo. Nei prossimi giorni pubblicheremo un po' di scatti.
Intanto, senza spingerci fino al delirio di quella pubblicità, qui ringraziamo Rita per questa ripresa di Lunedì:
E ringraziamo Emiliano Bartolucci per questa foto di Valerio: i batteristi sono smepre mediaticamente svantaggiati dai bussoli che li nascondono :)
Sabato infine è stata la volta di Succivo, Caserta. Come Roma, Succivo è uno di quei posti dove suonare è una festa. E anche se l'impianto faticava a sopportarci e ogni tanto fischiava e ansimava sotto il peso dei decibel, la differenza l'hanno fatta come sempre le persone. Belle persone.
Essere ospiti a Succivo ti fa sentire speciale.
Perché non è solo il fatto che ti piace la pastiera e che lì la fanno da dio.
E' che qualuno si ricorda che ti piace e te la fa trovare.
E' il fatto che quando guardi uno dei ragazzi di Succivo negli occhi hai la percezione netta che ci sia vita sulla terra.
Mercoledì siamo stati (c'era solo Simone, ma il plurale è di modestia, sia chiaro) al Simposio, in San Lorenzo, ospiti di Raffaele Mozzillo. Abbiamo raccontato qualcosa del disco nuovo.
Giovedi giornata di radio romane. Venerdì, il concerto al Circolo. Dobbiamo dire due cose: la prima è grazie. La seconda è grazie, di nuovo.
Del concerto ci sono molte foto in giro. Innanzitutto quelle del grande Simone Cecchetti. Ne potete vedere qualcuna sul suo blog. E poi ci sono questi nuovi cellulari che fanno tutto, fotografie, videoriprese, social networking... Questi cosi per cui Tonino Guerra, dopo averci minato la gioventù con i tristissimi dialoghi dei film di Antonioni, chiamava il suo amico invitandolo all'ottimismo. Nei prossimi giorni pubblicheremo un po' di scatti.
Intanto, senza spingerci fino al delirio di quella pubblicità, qui ringraziamo Rita per questa ripresa di Lunedì:
E ringraziamo Emiliano Bartolucci per questa foto di Valerio: i batteristi sono smepre mediaticamente svantaggiati dai bussoli che li nascondono :)
Sabato infine è stata la volta di Succivo, Caserta. Come Roma, Succivo è uno di quei posti dove suonare è una festa. E anche se l'impianto faticava a sopportarci e ogni tanto fischiava e ansimava sotto il peso dei decibel, la differenza l'hanno fatta come sempre le persone. Belle persone.
Essere ospiti a Succivo ti fa sentire speciale.
Perché non è solo il fatto che ti piace la pastiera e che lì la fanno da dio.
E' che qualuno si ricorda che ti piace e te la fa trovare.
E' il fatto che quando guardi uno dei ragazzi di Succivo negli occhi hai la percezione netta che ci sia vita sulla terra.
martedì 16 marzo 2010
domenica 14 marzo 2010
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